Benvenuti alle Fonti del Clitunno

Appartamenti da sogno, concedetevi il relax che meritate.
Un’esperienza enogastronomica nel Parco della Poesia e un giardino con tavoli per lasciarvi coccolare.
Da Qui, o Clitumno, le bianche greggi ed il toro, olocausto massimo, ripetutamente immersi nella tua consacrante acqua,
avviarono ai Templi degli Dei dei trionfi romani.
“Virgilio”

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La Storia
Hai mai veduto le Fonti del Clitunno? Se non ancora, e credo di no, altrimenti me ne avresti parlato, valle a vedere.
“Io l’ho viste da poco e mi rammarico di averlo fatto troppo tardi”.
Così scriveva Plinio il Giovane a un amico e il suo consiglio è valido ancora oggi. Le Fonti del Clitunno come le vediamo oggi sono diverse da quelle del Primo secolo, ai tempi di Plinio. Un violento terremoto, nel 444 cambiò la faccia della zona e, probabilmente, fu la causa del ridimensionamento del fiume Clitunno, fino ad allora navigabile. La sistemazione delle Fonti del Clitunno come le vediamo oggi è dovuta all’opera paziente di Paolo Campello della Spina che tra il 1860 e il 1865 tolse la terra per creare lo spazio per il laghetto e provvide a far crescere la vegetazione che ancora oggi caratterizza le Fonti del Clitunno, qualche anno dopo Giosue Carducci scrisse l’ode barbara Alle Fonti del Clitunno.
Il Parco
Uno specchio d’acqua con un perimetro poco più lungo di 400 metri per una superficie di quasi diecimila metri quadrati. In questo piccolo laghetto numerosissime specie vegetali contribuiscono a dare quella caratteristica per cui le Fonti del clitunno sono note. Il muschio, le fanerogame, la coda di cavallo acquatica, la mestolaccia, la brosca increspata, la gamberaja maggiore, il nontiscordardimè delle paludi, il nasturzio acquatico, detto anche crescione sono solo alcune delle piante che si trovano all’interno del laghetto. Intorno alle rive sono gli alberi a caratterizzare l’ambiente, in primo luogo il pioppo cipressino, che d’estate si riveste di un fitto fogliame. Poi, i salici piangenti la cui diffusione viene fatta risalire alla moda che si diffuse a Parigi negli anni ’40 del secolo diciannovesimo di questa pianta che, si dice, dava ombra alla tomba di Napoleone a Sant’Elena.